Leggendo #226 – Cronache di Amebò 

Questo articolo è stato scritto e pubblicato su Salt Editions.


Un mondo pop dove si ascolta la trap, un viaggio nell’assurdo per trovare la realtà. Per descrivere Cronache di Amebò potete immaginarvi una sfilza di aggettivi opposti fra loro, caratteristiche decisamente differenti che si prendono però sottobraccio per farsi cullare dallo stile particolarissimo di Valo, all’anagrafe Valentina Patete, che con Eris Edizioni ha portato in libreria una storia leggera solo all’apparenza, una riflessione su tutti i vizi e il desiderio di libertà che ognuno di noi prova nel profondo del cuore e dell’animo.

Amebò è un mondo coloratissimo, con un sound tutto suo e tantissimi problemi, come può succedere su ogni pianeta abitato. A differenza di quelli che conosciamo, però, questo luogo è la creazione di un dottore, il dottor Trap, che annoiato dalla solita vita alla C.I.A. (Cose Incredibilmente a Cazzo) decide di progettare dal nulla palazzi, gattoni, piante e un ricco pubblico di pseudo-umani pronti a vivere Amebò godendo di ogni suo angolo.

È uno spazio folle raccontato attraverso piccoli sketch con protagoniste le avventure di Paperolla e storie che si alternano ai capitoli più corposi, ricchi di colpi di scena e di personaggi le cui peripezie si intrecciano fra loro, tavola dopo tavola. Fra una cena da mamma Lupa, che è un sempre un po’ cupa – e di fatto lo è! -, e una birretta giù al bar, Cronache di Amebò è letteralmente un fumetto da cantare, rigorosamente in rima, un elogio a tantissimi temi che con ilarità e simpatia vengono trattati in maniera nemmeno troppo banale.

L’esigenza di evadere passando da una droga o dai fiumi dell’alcol; il desiderio di trovare una guida spirituale a cui affidarsi per evitare di farsi troppe domande e trovare risposte pronte; la nostalgia della spensieratezza più sincera e la conseguente ricerca di stimoli e leggerezza: Valo colora le paure dell’animo più profondodando forma a personaggi assurdi e surreali che sono lo specchio di una società che finge di non avere bisogno di frivolezza. Se il rimando a Cappuccetto Rosso è fin troppo scontato, quello ad Alice attraverso lo specchio è invece più forte, come se l’intero volume fosse un elogio a quel desiderio di cambiare mondo per ritrovare se stessi, in questo caso più spaventati e più desiderosi di quel senso di pace che forse non siamo davvero in grado di ammettere di volere.

Cronache di Amebò, Valo

P.S. Una volta che avrete una copia di quest’opera fra la mani, scannerizzate il QR code sull’ultima pagina: una sorpresa vi farà ballare a ritmo di trap!

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