Leggendo #227 – 4 3 2 1

Esiste sempre e solo un‘unica verità, peccato che fino all’ultima pagina non la saprai mai. 4 3 2 1 di Paul Auster, pubblicato da Einaudi Editore, è come la vita: intricato, ricco di colpi di scena, da amare per la sua grandiosità, quasi da invidiare per la sua bellezza. Tradotto da Cristiana Mennella, questo piccolo mattone da 951 pagine è la lettura perfetta per fermare il tempo, un balsamo da godersi a fine giornata, per lenire qualsiasi male, o un oceano di meraviglie in cui tuffarsi nei momenti più lunghi di riposo. Qualsiasi sia l’attimo, taccuino alla mano e via: 4 3 2 1 è un viaggio dove si sa quando si parte ma non si sa dove si arriverà e da quale via.

Tu non vuoi cambiare il mondo, Archie, tu vuoi capirlo per trovare il modo di riuscirci a vivere.

Una storia dentro la Storia

La struttura di questo romanzo è la chiave per l’eterno stupore, il segreto per rendere unica l’esperienza di ogni lettore. Le quattro storie raccontate da Paul Auster sono come un albero: tutte nascono dalle stesse radici, prendono linfa da un unico inizio, ma dal fusto si diradano rami che vanno a toccare il cielo, ognuno a modo suo. Le strade che prendono sono differenti eppure alcuni finiscono per toccarsi comunque, ci sono rami che si intrecciano qua e là e pur mantenendo una loro entità si ritrovano parte di un’unica e immensa chioma: la vita di Archie Ferguson. L’arrivo del nonno in America, a New York, a inizio Novecento e la storia della nascita dell’amore fra i genitori creano il prologo dal quale si dipanano quattro destini del protagonista, la prova di quanto l’animo possa essere buffo e la vita pronta a sorprenderti, nel bene o nel male.

Tra le cose strane che aveva scoperto di se stesso, era che sembravano esistere tanti Ferguson, che lui non era una sola persona ma un insieme di identità contraddittorie, e ogni volta che era una persona diversa era diverso anche lui.

Per ogni Archie ci sono 7 capitoli, uno per ogni versione della storia. Per esempio, ci sono i capitoli 1.1, 1.2, 1.3 e 1.4 che raccontano le ipotetiche (o reali?) infanzie del protagonista mentre le pagine nei capitoli 2.1, 2.2, 2.3 e 2.4 si focalizzano sull’entrata nell’adolescenza e la scoperta di sé. Il lettore può scegliere come farsi ammaliare dalla maestria di Paul Auster, decidendo di leggere questo romanzo nell’ordine presentato o puntando tutto sulla versione 2 – con tutti i suoi 7 capitoli – o la versione 4: non c’è risposta giusta o sbagliata, l’intreccio della trama è perfetto e qualunque sia la scelta il finale stupirà.

E mentre il lettore si diverte a scegliere l’ordine dei capitoli da divorare, Archie Ferguson nel frattempo diventa uno studente del college in un’America in continuo cambiamento dove l’unica costanza è il privilegio del potere bianco, dove la guerra (e in particolare la Seconda Guerra Mondiale, la Guerra Fredda e la Guerra in Vietnam) decide i destini dell’uomo, di chi rimane fermo ad aspettare una cartolina che spera si perda per evitare di rifiutare un invito alla morte e finire in carcere per tradimento a una nazione che non rispetta i propri ideali.

La forza di 4 3 2 1 è anche qui: nel sapere unire finzione e realtà in uno strepitoso racconto degli effetti delle vicende storiche sull’uomo e sulla sua quotidianità che, attraverso strumenti come radio e televisione, si plasma su eventi più grandi di qualsiasi singolo – spesso raccontati su carta attraverso filtri politici (e questo Archie lo imparerà bene).

Un elogio alle Arti

Quella di Paul Auster però è soprattutto una dichiarazione d’amore alle arti, a ciascuna di essa. Ci sono i libri, quelli che Rose, la madre di Archie, legge mentre accarezza il pancione; quelli che lo stesso protagonista leggerà prima durante l’infanzia, con una gamba ingessata, e quelli che gli cambieranno l’adolescenza e poi l’intera visione del mondo. La cosa che più stupisce è che c’è dell’amore profondo per ogni genere: dalla poesia alla saggistica, passando dal racconto breve al romanzo, Paul Auster scrive una lettera d’amore sulla scrittura, quella che vorrebbe cullare l’animo ma allo stesso tempo la infuoca, desiderosa di stupire e farsi leggere ma sempre in attesa di conferma da esterni.

(…) la lettura di Delitto e castigo lo cambiò, Delitto e castigo fu il fulmine che si abbatté dal cielo e lo mandò in frantumi, e quando riuscì a riprendersi Ferguson non ebbe più dubbi sul futuro, se un libro poteva essere questo, se un romanzo poteva fare questo al tuo cuore, alla tua mente e ai tuoi sentimenti più profondi sul mondo, allora scrivere romanzi era senz’altro la cosa migliore che potevi fare nella vita (…)

Ma non c’è solo letteratura. Anche il cinema è sinonimo di storie che catturano l’attenzione e di grandi emozioni: i pomeriggi soli davanti a un grande schermo mentre si scappa dalla realtà o le serate in cui, seduti vicini, circondati dal buio, ci si accarezza la mano per la prima volta di nascosto da tutti. Ci sono grandi classici per ogni decennio, tutti nascosti fra i capitoli e le vite di Archie che in ogni sua versione amerà le pellicole per il grande potere che hanno nella scoperta della vita, attraverso le storie che vede e quelle che vive seduto nella sua sala preferita di New York.

Musica, fotografia e teatro sono altri ingredienti speciali di questo tributo a tutto ciò che sa movimentare l’animo. La musica solletica paure e pensieri nascosti, apre voragini nel cuore e lascia la mente a danzare. La fotografia diventa mezzo d’espressione e di protesta e lo dimostra la madre Rose con il suo studio e le sue collaborazioni con riviste e poi gallerie: un esempio di come quest’arte ha saputo raccontare i retroscena di grandi movimenti, rimanendo ancora oggi una prova scritta e indelebile.

Un viaggio da dove non vorresti tornare mai

Passare queste ultime tre settimane con Archie Ferguson è stato splendido: gli effetti collaterali di 4 3 2 1 di Paul Auster sono il desiderio di fermare il tempo e rimanere ancorati alla scrittura, a una strepitosa scrittura, per tutta la vita.

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