Di papà che sono Pongo

Degli amori dei papà, due anni fa su Finzioni.


Fu nei giorni intorno a Natale che decidemmo di togliere dall’armadio tutti i vari album di famiglia. Non lo facciamo mai, l’ultima volta, forse, fu una decina d’anni fa ma quest’anno avevamo un evento da festeggiare: la caduta del primo dentino da latte del mio nipotino. E per non spaventarlo, e incoraggiarlo in questa grande avventura che sarà la crescita di un sacco di denti nuovi e brillanti, mia madre (nonché la nonna) ebbe la grandissima idea di cercare le foto con me e i miei fratelli in posa smagliante con la finestrella al posto delle palette giusto per dire “guarda, anche tuo papà e i tuoi zii hanno avuto lo stesso problema”. Oltre all’imbarazzo di aver vinto il premio Miss Sorriso, mi sono accorta che sfogliando i vari album non c’era foto in cui mio papà non tenesse sulle spalle, in braccio o attaccato alle gambe noi tre piccoli marmocchi. Perché la mamma è sempre la mamma, si sa, ma il papà, soprattutto per noi giovani fanciulle, è un amore incondizionato, la promessa di quel principe azzurro che ci porterà via da casa, sì, ma solo per portarci in un altro regno dove anche lì, si supponeva, saremmo state chiamate principesse.

Una storia molto dolce, insomma, che spiega come spesso noi fanciulle preferiamo stare a casa con il babbo invece che lanciarci nelle braccia di principi poco gentiluomini e più innamorati del joystick che di un ipotetico regno fatato. Un sogno infranto, a dirla tutta, che quasi avevo scordato ma che è tornato in superficie mentre sfogliavo le foto dell’infanzia. Ed è proprio in quel momento che mi sono resa conto che forse il mio affetto per Pongo da bambina era fin troppo ovvio: era docile e responsabile e amorevole proprio come il mio papà. È lui, ne La carica dei 101, che ritorna sui suoi passi per aiutare il piccolo cucciolo infreddolito e con la coda gelata ed è lui, si sa, che insieme all’amorevole Peggy decide di salvare tutti i cuccioli che ritrovano insieme ai loro piccini dalle grinfie della terribile Crudelia De Mon. Era il 1961 e, per i più curiosi, La carica dei 101 era il primo classico Disney a non essere ambientato in un’epoca passata o di fantasia: fu un grandissimo successo.

Sarà lo scorrere del tempo, l’arrivo del nuovo millennio, ma è stato proprio dopo questo flashback che mi son ritrovata a pensare ai papà disegnati dalla nuova generazione. Sono affettuosi, l’amore per i figli dicono sia incondizionato, eppure i papà del nuovo secolo paiono più buffi che attenti, più spericolati che severi, più giocherelloni che seduti sulla poltrona a leggere il giornale. Parlo, soprattutto, di quei papà letteralmente disegnati, di genitori tuttofare che ho trovato nelle tavole di due fumettisti da me tanto amati: Paco Roca e Guy Delisle.

Avventure di un uomo in pigiama è una raccolta divertente che pur ragionando sull’importanza della scrittura, della stesura di un’opera e dell’invenzione dei personaggi non manca di divertire e intrattenere il lettore con scene di vita spassose. Nell’opera di Paco Roca, infatti, ci sono momenti di ironia che scherzano sul peso del processo creativo nella vita quotidiana di un autore che, oltre a essere disegnatore e narratore, è anche (e soprattutto!) un marito e un padre. Incombenze e imprevisti sono solo alcuni dei disguidi che il lavoratore da casa come un fumettista può incontrare nella sua giornata che spesso pare trasformarsi in un incubo e in un perenne tentativo di rimanere sempre imprigionato nella propria testa alla ricerca di nuove storie. È così che Paco Roca si ritrova a passeggiare fra le vie della propria città con il figlioletto nel passeggino e con lo sguardo perso nel vuoto, forse alla ricerca di un’ispirazione, tanto da accorgersi solo all’ultimo secondo che il bambino, saltellando, sta per cadere sull’asfalto (se solo la moglie lo vedesse!).

Guy-Delisle-Papà_13E di mogli che non vedono il padre mentre si occupa dei propri bambini se ne parla anche in Diario di un cattivo papà di Guy Delisle, un mix di mini storie da spanciarsi dalle risate e con protagoniste le avventure più esilaranti di un padre divertente e affezionato che si occupa dei figli quando la moglie lavora per Medici senza Frontiere, come racconta l’autore stesso nei suoi progetti di graphic journalism. Tavola dopo tavola, risata dopo risata, Guy Delisle è il padre con la testa fra le nuvole ma che non perde mai l’occasione di giocare con i propri piccini, spesso divertendosi più dei figlioletti.

Una cosa è certa, da Pongo ai fumettisti un elemento in comune c’è: è l’amore del padre che spesso, per motivi lavorativi, ha meno tempo da trascorrere con i figli e si ritrova a voler rendere ogni momento ancora più speciale, pur dovendo alcune volte rimanere attaccato al mondo del lavoro. È un affetto più unico che raro, un gioco che cambia da carattere a carattere ma che si trasforma sempre in un momento indimenticabile che anche ad anni di distanza, riguardando una foto, verrà ricordato dai figli come uno dei più speciali.

 

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