Leggendo #88 – Il calcio, lo smalto et voilà: anche qui paranoie.

Lo dici bene tu: tra bianco e nero una donna vede centinaia di sfumature. Per me, invece, tra bianco e nero ci sono solo bianco e nero, quindi una merdosa bandiera juventina (ci sono postulati importanti in cui credere: il fatto che la Juve sia una squadra di merda è uno di questi, tienilo bene a mente).

La domenica lasciami sola è uno di quei libri divertenti che mai avrei pensato di leggere.
A una prima occhiata pare uno di quegli scacciapensieri da ombrellone eppure il brillante lavoro di Simonetta Sciandivasci non è assolutamente fine a se stesso: dietro a tanta ironia c’è tutto un mondo da scoprire, che non è solo quello degli invasati di calcio ma purtroppo (per loro), è soprattutto quello delle innamorate di ultras e fan sfegatati che la domenica è solo stadio e pallone ma, preferibilmente (e quasi assolutamente), con gli amici (uomini, perché le donne il fuorigioco non lo capiscono – me compresa).

E volevo scrivere tante cose divertenti a riguardo (tipo che io con un tifoso non mi ci metterei mai perché ne conosco qualcuno e non è discriminazione ma per me il pallone è ciò che utilizzo per giocare con i miei nipotini, mica un Dio in terra da venerare prima, durante e dopo il Campionato – che dico sempre: se il campionato è finito che paranoie vi tirate ancora?)

E insomma, volevo scrivere di tutte queste cose banali e riderci sopra spiegando che ovviamente la mia ironia sarebbe stata semplicemente un gioco, che fra tanti ultras potrebbe davvero esserci l’uomo della mia vita, dolce e affettuoso – Simonetta Sciandivasci docet -ma quando finii il libro, ieri sera, tempo di fare due cose e si fece tardi, andai a dormire e mi risvegliai questa mattina per ritrovarmi in una terribile giornata infinita dove varie vicende abbastanza noiose mi hanno portato a pensare che gli uomini vedono davvero o solo bianco o solo nero e non è vero che le donne vedono le sfumature che scorrono fra i due colori: a me pare che fra noi fanciulle ci siano tante fagiane che proprio non sanno nemmeno da che parte sono voltate (scusami tanto Simonetta Sciandivasci, poi apro l’armadio e mi complimento per il mio ultimo acquisto in un negozio d’abbigliamento così torno un poco donna come mi vuoi tu).

È che davvero, parliamoci chiaro: dove sono finiti i sogni? Mi sembrate tutti così costretti a fare quello che dovete fare ma pur lamentandovene pare che senza quel dovere non sappiate più chi siate. E ammiro chi riesce ad accontentarsi di ciò che ha perché forse (forse) non è vero che chi si accontenta gode a metà: vive meglio e più sereno mentre io ogni giorno sto a sperare in un Qualcosa che non so nemmeno se mai arriverà. E non parlo d’amore, quello che invece in molti aspettano: a quello, per ora, non ci credo nemmeno più e chissà se mai ritornerò a far rifiorire questo grumolo di polvere che è il mio cuore. Parlo di me, delle mie passioni, di ciò che vorrei fare da grande: come se mi fossi svegliata da poco e iniziassi ora a cercare il mio momento per Vivere.

E insomma, non riesco a capire se tutte queste paranoie derivino dal fatto che non son fatta per limitarmi ad apprezzare un libro scritto per semplice e pura ironia; che qualsiasi spunto, per me, debba necessariamente diventare un motivo per sottolineare fatti e misfatti, in questo caso come riesca addirittura a essere invidiosa di chi è in paranoia perché lo smalto delle mani non è abbinato allo slip che un possibile amante dell’ultimo secondo potrebbe vedere.

E in tutto ciò, la cosa che mi scoccia di più, è che debba scrivere queste due righe senza nemmeno riuscire a concentrarmi nonostante i tappi alle orecchie. Perché fuori il mondo urla e schiamazza mentre io vorrei solo un angolo di quiete dove poter pensare in assoluto silenzio a un modo per ottenere ciò di cui ho bisogno, qualsiasi cosa sia.

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