Ho sempre amato leggere la biografia di uno scrittore perché, spesso e volentieri, dice molto di ciò che l’autore inserisce nel suo lavoro senza magari accorgersene o, più semplicemente, con tanta naturalezza da nemmeno rendersene conto. A volte capita, però, che non ti serva informarti sugli studi dell’autore che stai leggendo perché, quando qualcuno ama tanto ciò che fa, inesorabilmente, porta ciò per cui vive nelle sue opere. È ciò che può accadere ad un qualsiasi lettore con Luca Giordano e il suo primo romanzo, “Qui non crescono i fiori“, edito da ISBN Edizioni.
Perché come i fiori non crescano sull’Isola, Luca Giordano lo racconta divinamente, quasi ti pare di vederlo quel terreno arido e aspro dove non prevale l’azzurro e il verde come in qualsiasi isola paradisiaca del nostro immaginario. L’Isola di Luca Giordano è difficile, ha sfumature tendenti all’ocra, è secca e quando il vento soffia quasi ti brucia la pelle. E la senti davvero la la pelle che brucia, pizzicata dai granuli di sabbia che volano nell’aria, perché le parole di Luca Giordano si susseguono con calma, girovagano per le stradine non asfaltate e si posano sull’Ape che abbandona Damiano e Salvatore quando ancora sono lontano da casa. E le parole diventano una telecamera che sposta il suo obbiettivo dalla terra ai sentimenti, dall’orizzonte lontano, sinonimo di Speranza, alle menti tormentante e angosciate dei protagonisti, che lottano per un futuro migliore o, più semplicemente, diverso.
Perché l’Isola diventa il riflesso delle vite degli Isolani: di Mario e il vizio dell’alcool, di Salvatore e quell’incontro con il cane, di Damiano e il sogno di andarsene, di Pietro e il desiderio di scappare. Perché quando si nasce (o si approda) sull’Isola è difficile cambiare rotta e ogni tentativo di fuga diventa un modo per scoprire quanto si è incatenati all’Isola stessa. E poi c’è quella casa abbandonata, quell’incendio che papà Mario non vuole raccontare e c’è tutta una serie di flashback che, piano piano, ricostruiscono il Passato legandolo al Presente.
“Qui non crescono i fiori” è un romanzo difficile, bisogna seguirlo con la dovuta calma che il ritmo richiede, non bisogna assolutamente avere la fretta di arrivare alla fine. Bisogna comprenderlo, gustarselo, come al cinema, seguendo ogni frammento e senza perdere nessun particolare. Capire che Luca Giordano ha studiato sceneggiatura e, quindi, che non è un caso se ci ritroviamo davanti a scene che improvvisamente vengono chiuse per essere riprese poco più avanti, dopo qualche pagina di altri pensieri e altre storie. Ma non temete: il risultato è omogeneo e tutto vi sarà chiarito. E sì, non sarà facile digerirlo ma d’altronde vi era stato anticipato: qui non crescono i fiori, qui c’è solo il vento arido dell’Isola che vi toglie il respiro.
Tutto va alla perfezione, ma quando a fine agosto i rullini sono tutti pieni, Alice non ha intenzione di comprarne altri. L’estate è volata in un attimo ed è subito autunno. E poi inverno.